venerdì 30 maggio 2014

Realtà ordinaria, realtà straordinaria







Torniamo a riflettere sulle fiabe che hanno continuato ad  accompagnarmi ed accompagnarci in questi mesi. 
Ho avuto tempo e modo di guardarle da tante angolature e, se possibile, di amarle ancora di più, per la loro speciale natura di guide discrete sul cammino dell'evoluzione necessaria alla vita.


Le fiabe di magia arrivano a noi da un tempo lontanissimo, passando da bocca a orecchio, senza mai essere state dimenticate, attraverso terre e mari, scorrendo come acqua attraverso guerre, dolori e prosperità, sopravvivendo ad oscurità e luce, a progresso e regresso. 

Cosa mai può essere così prezioso da aver sempre trovato chi ne conservasse la memoria, da aver sempre trovato spazio e tempo per essere narrato molto prima che l'uomo delegasse alla scrittura il compito di conservare il flusso dei suoi pensieri e della sua scienza sapiente?

Evidentemente il contenuto delle fiabe doveva essere considerato molto prezioso, importante per l'uomo di ogni tempo, e noi, che siamo alla fine di questa catena di antenati che si sono impegnati per mantenere il filo della narrazione, rischiamo di lasciar scivolare tra le dita questo misterioso tesoro, tutti impegnati come siamo a produrre e consumare, e a fare molte altre cose che declinano il produrre e consumare nei modi più sofisticati.

E quando ci capita tra le mani il vecchio libro di fiabe dell'infanzia lo guardiamo con tenerezza o sarcasmo "Ma pensa un po' a cosa ho creduto, per cosa mi sono incantato e ho sognato! Povero piccolo sciocco, la vita vera è ben diversa, cose più importanti e concrete sono da fare e pensare, altroché avventure ed eroi"

Forse diventa importante considerare l'intrigante domanda del perché uomini e donne per millenni, oltre che occuparsi di sopravvivere a carestie, persecuzioni, malattie e condizioni ben più ostili delle nostre, trovavano il tempo di narrare queste storie, di tramandare questo sapere.

La fiaba inizia in un tempo non ordinario, inizia in ogni tempo, e l'eroe siamo sempre noi in una condizione come ci dice la fiaba di bambino o di sciocco, di giovane che appena si è affacciato alla vita. In una condizione interiore in cui non sappiamo, non conosciamo il mondo, non abbiamo etichette e giudizi su ciò che sarà.

Oppure la fiaba inizia in un momento cupo di buio doloroso dove l'ordine precedente è sparito, inghiottito dal destino, le sicurezze sono sparite e la terra ferma si è messa a ballare sotto i piedi. 

Possiamo dire che l'avventura, la chiamata, arriva in quei momenti della nostra vita dove siamo aperti e innocenti come bambini, privi di categorie e pregiudizi, apparentemente sciocchi di fronte a ciò che accade ingenui  come Vassilissa,  indifesi come Hansel e Gretel o annoiati come Alice nel paese delle meraviglie, che è un altro modo di dire desiderosi di imparare, oppure disperati come in madama Holle dove non sapendo cos'altro fare la bimba si butta nel pozzo a cercare il fuso.

L'eroe siamo sempre noi, qui in questo esatto momento, perché è in ogni momento che la nostra potenzialità può esprimersi ed è in ogni momento che il seme che noi siamo, il seme custodito nella nostra anima cerca di aprirsi e arrivare alla luce.

Una volta accolta la chiamata l'eroe si avvia fuori dal giardino di casa, come Bilbo Baggins nello “Hobbit”, si allontana da ciò che conosce nel bene e nel male, e più si allontana dalla realtà ordinaria più i suoi incontri e ciò che deve scegliere diventano straordinari e totalmente nuovi, alberi che parlano, animali saggi, paesaggi misteriosi e personaggi di dimensioni e fattezze inusuali. 

Tutto nuovo. 

A questo punto l'eroe che all'inizio sembrava una persona comune e inserita in una realtà comune accoglie le sfide fidandosi e rispondendo a compiti che non hanno più nulla di ordinario e banale. Segue i consigli di un gatto con gli stivali, raccoglie mele da alberi parlanti, scende a patti con folletti e fate e accetta oggetti dai magici poteri come dono per riuscire nella sua impresa. 

Se immaginiamo che le narrazioni siano tracce sul cammino di evoluzione dell'eroe che anche noi siamo, allora la fiducia e la sospensione del giudizio sui segni che incontriamo per strada è importante, e ogni volta che anche noi accogliamo tali doni e segni, ogni volta che onoriamo gli incontri sorprendenti sulla nostra strada ci avviciniamo con più sicurezza alla piena realizzazione, al conseguimento del premio per la nostra avventura.

Gli oggetti magici in queste narrazioni sono presenti in molte forme, sono custoditi gelosamente e donati all'eroe che non mette in dubbio la loro natura. A donare tali oggetti sono gli alleati in qualunque forma si incontrino, e l'oggetto ha proprio le caratteristiche che sono necessarie in quella fase del viaggio o per sconfiggere l'antagonista o per superare l'ostacolo.

Nel lavoro con i bambini la costruzione reale dell'oggetto di potere è importante e onorata. Nel mio lavoro, in questi anni, sono stati presenti libri magici, bacchette, corone, anelli, mantelli che hanno puntualmente offerto il loro aiuto e raggiunto lo scopo di comunicare al bambino la sua forza e il suo talento, ma soprattutto l'aiuto non ordinario che poteva ricevere nella vita quotidiana, concentrando la propria energia e attenzione e dialogando con i simboli necessari al raggiungimento del suo scopo. 

La vita degli adulti scorre troppo piena di impegni per permettere alla creatività di avere uno spazio sacro che onori l'incanto della vita, scommetto che ogni persona che sta leggendo ricorda il tempo in cui raccoglieva sassi incantati sulla spiaggia e legnetti magici nel bosco, quando ogni elemento del mondo sembrava parlare con una voce speciale e poteva essere il dono di una fata.

Ebbene, chissà, forse era proprio così, e ancora adesso davanti ai nostri passi di adulti seri e indaffarati le fate posano doni così delicati che sono necessari occhi acuti di bambino per riconoscerli.

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