Mentre sto iniziando a scrivere un
giovane merlo si posa sul davanzale
davanti alla finestra. Ecco che, se
fossimo in una fiaba, sarebbe lì per
aiutarmi, potrebbe cominciare a
parlare e darmi sagge indicazioni
perché il mio compito in questo
momento sia svolto al meglio, oppure
portarmi un dono magico, utile
adesso per il cammino che sto
facendo. Ancora potrebbe essere il
mio aiutante, l'animale totem che mi
ricorda qualità che sto dimenticando,
la connessione profonda con le forze
della natura, l'esistenza di una
dimensione sorprendente appena al di
sotto della realtà ordinaria, il diritto
alla gioia e la bellezza dello stupore.
Il mondo è un vasto e misterioso
luogo, colmo di doni e di prove,
oppure, se lo guardo da un'altra
angolatura, un posto faticoso e noioso
dove, per il proliferare dei merli in
città, mi tocca pulire regolarmente il
davanzale dai loro escrementi.
In che mondo decido di vivere?
Quale chiave della realtà apre le porte
che desidero attraversare?
In questo momento c'è una parola che
continuamente ricorre e sale come la
marea, che spunta su ogni titolo dei
giornali e in ogni conversazione, ed è
una parola che da sola fa crescere la
paura: "crisi".
"La Regina delle Nevi aveva uno specchio fatato, ma la magia dello specchio non era buona, quando qualcuno si specchiava non vedeva altro che le parti più brutte ed oscure di sé, poteva vedere solo le espressioni più gelide dell'animo umano, quelle più crudeli, e in questo modo chi guardava lo specchio della Regina delle Nevi si intristiva, si chiudeva nella paura, si allontanava dagli altri per non essere ferito e non ferire, e si dimenticava del calore del cuore. Un brutto giorno lo specchio cadde e si ruppe in mille pezzi che si sparsero nel mondo, quando arrivavano al cuore degli uomini lentamente lo corrompevano raggelando ogni ricordo dell'amore."
Le fiabe che ascoltavamo da bambini raccontano che nessuna storia può iniziare se l'equilibrio pre-esistente non viene radicalmente messo in crisi. I bambini che ascoltano le fiabe sanno che all'inizio di ogni storia è inevitabile avere paura, o essere tristi e spaventati, senza questo inizio burrascoso nessun eroe può manifestarsi e nessuna evoluzione iniziare, tutto deve cambiare perché sia possibile il lieto fine.
Nelle fiabe di magia molti sono i compiti e gli ostacoli che chi ha il coraggio di intraprendere il viaggio deve affrontare, molti sono gli antagonisti che l'eroe o l'eroina incontra, in questo modo il materiale narrativo delle fiabe trasmette, da un lontanissimo passato, in quale modo l'essere umano trasforma le crisi in opportunità di crescita, in quale modo cambia la paura in coraggio.
Un tempo le fiabe venivano narrate nelle molte ore di oscurità dell'inverno, non ai bambini, ma alle famiglie intere, quando non era più
possibile il lavoro nei campi o nelle
stalle e i villaggi si spopolavano perché
era imprudente attardarsi all'aperto,
nel buio.
I vasti spazi dei boschi si affollavano di ombre e gli esseri umani si riunivano nel posto più caldo delle case, intorno al camino ad ascoltare le storie. Fiabe che passavano di generazione in generazione per conservare la conoscenza degli antichi.
Non era un passatempo futile, era saggezza che passava da anima ad anima, ognuno sapeva che non erano storie ordinarie, reali, ma sentiva che quell'insegnamento aveva radici simboliche, che parlava lo stesso linguaggio dei molti sentimenti che l'animo umano sperimenta, lo stesso dei sogni.
Le storie risvegliavano in ognuno la connessione con le qualità che i protagonisti manifestavano, ed era possibile ricordare il proprio desiderio e il proprio compito, ricordare in quale modo si voleva vivere.
Già l'inizio della storia sospendeva il
tempo ordinario ed è l'effetto che
ancora oggi provoca il sentire: "C'era
una volta, molto e molto tempo fa..."
"Molto tempo fa e in un regno
lontano, lontano". In questo modo i
contenuti delle fiabe non sono nel
tempo lineare e neanche nello spazio
che conosciamo, ma sprofondano
nell'altrove dove la nostra vita si
plasma, viene inventata e tessuta
come un arazzo, si immerge dove
abitano tutte le nostre risorse creative
e la scintilla preziosa di quello che
abbiamo diritto di essere.
Crisi. Ogni fiaba inizia con una
catastrofe, prima tutto scorre in un
percorso conosciuto e prevedibile,
ogni giorno uguale e tranquillo,
nessun desiderio particolare; se
vogliamo dire così, prima non esiste
alcuna storia, il protagonista non è
ancora consapevole di sé, non è
definito perché nessuna azione è stata
necessaria da parte sua.
Poi accade
qualcosa, di
qualunque natura
sia questo evento,
quello che è certo
è che l'eroe o
l'eroina non è
nella possibilità di
far finta di niente, non è possibile girare la testa dall'altra
parte e andare a fare qualcosa di
ordinario e consueto.
Il protagonista opera necessariamente una scelta, la cesura con il vecchio ordine è troppo marcata. È necessario partire dal luogo conosciuto e viaggiare in terre lontane, spogliarsi della vecchia identità, andare in cerca di aiuti, entrare nella tana del Bianconiglio. Molte sono le azioni che troviamo all'inizio della storia e raramente l'eroe è contento di fare ciò che è costretto a fare.
"Quand'ella vide che non c'era più speranza, risolse di fuggire. Di notte, mentre tutto dormiva, si alzò e prese tre dei suoi gioielli, mise in un guscio di noce le tre vesti di sole, di luna e di stelle, indossò il manto di pellicce d'ogni sorta e si annerì viso e mani con la fuliggine. Ah bella principessa, che sarà mai di te!"
Spesso, nel momento della scelta trasformativa, ben poco di ciò che appartiene al vecchio mondo, all'ordine conosciuto e rassicurante, può essere conservato; è necessario viaggiare leggeri e scegliere ciò che in modo speciale e unico è parte della nostra essenza, tutto il resto va lasciato alle spalle, senza rimpianti, perché sarebbe zavorra pesante, un'ancora al passato fonte di rimpianti.
"Nel bosco l'oscurità si faceva sempre più fitta e i ramoscelli che le scricchiolavano sotto i piedi la riempivano di paura. Infilò la mano nella profonda tasca del grembiule, dove nascondeva la bambola che la mamma morente le aveva dato. Accarezzò la bambola e disse: - solo a toccarla già mi sento meglio -."
Solo le relazioni più autentiche, solo i doni che rappresentano la natura di una saggezza profonda, solo ciò che rinforza una spinta evolutiva e mantiene il contatto con la nostra intelligenza intuitiva, non è necessario portare nient'altro.
A volte è indispensabile dare fiducia a
queste qualità e compiere un'azione
che trasforma e sposta in avanti il
confine stabilito dalla nostra paura.
"La fanciulla si chinò sulla fonte per lavare la conocchia con cui aveva filato la lana, ma le scappò di mano e si perse nell'acqua. Ella corse piangendo dalla matrigna e le raccontò la disgrazia, ma quella la strapazzò duramente, come sempre faceva, e le disse crudelmente - Se hai lasciato cadere la conocchia, vai a ripescarla - allora la fanciulla tornò alla fonte e non sapeva che fare e, per l'affanno, ci saltò dentro per andare a prendere la conocchia. Smarrì i sensi e credette di morire....."
"La fanciulla si chinò sulla fonte per lavare la conocchia con cui aveva filato la lana, ma le scappò di mano e si perse nell'acqua. Ella corse piangendo dalla matrigna e le raccontò la disgrazia, ma quella la strapazzò duramente, come sempre faceva, e le disse crudelmente - Se hai lasciato cadere la conocchia, vai a ripescarla - allora la fanciulla tornò alla fonte e non sapeva che fare e, per l'affanno, ci saltò dentro per andare a prendere la conocchia. Smarrì i sensi e credette di morire....."
Come vediamo l'eroe, l'eroina, prima di essere tale è esattamente come ognuno di noi nelle situazioni di crisi, spaventato, incapace di formulare chiari progetti per il futuro, portato dagli eventi a fare qualcosa che non avrebbe mai volontariamente scelto. Nel momento in cui si arrende all'azione lì comincia il percorso che lo porterà al lieto fine, cioè a conquistare un equilibrio completamente diverso dal precedente, ad accrescere la sua saggezza, ad allargare la sua visione del mondo.
Questo però il protagonista non lo
può sapere, il primo passo così è
accompagnato solo dalla paura e
dall'incertezza sul futuro.
E insieme allora proviamo a
raccontare alcuni dei molti modi che
le fiabe ci ricordano per fronteggiare
la paura, sia la sensazione interna
data dal terrore di abbandonare il
luogo conosciuto e sicuro, sia quella mossa da figure e circostanze che si
frappongono al viaggio del
protagonista.
La prima indicazione è quella di
riconoscere ciò che ci spaventa,
abbiamo visto che non è possibile far
finta che nulla sia accaduto, è
necessario dare un nome alla
sensazione indistinta, darle una
forma, guardare nella profondità del
nostro cuore e dare voce a ciò che lo
fa tremare.
Per fare questo è importante guardare
attentamente, portare tutta la nostra
concentrazione alla figura spaventosa
che ci sbarra il cammino, fino a che
non smettiamo di fuggire non
possiamo guardare l'ombra, solo
quando ci fermiamo e osserviamo
possono manifestarsi dentro di noi le
risorse necessarie al superamento
della paura.
"Finalmente arrivò ad una casetta, da cui spiava una vecchia, con denti così lunghi ch'ella s'impaurì e volle fuggire. Ma la vecchia le gridò: - Di che hai paura, cara bambina? Resta con me; se sbrigherai per bene tutte le faccende di casa, ti troverai contenta. Devi soltanto badare a rifarmi bene il letto e a sprimacciarlo con cura, sì che le piume volino. Allora nevicherà sulla terra. Io sono la signora Holle - La vecchia le parlava con tanta bontà che la fanciulla si fece coraggio, accettò la proposta ed entrò al suo servizio."
Talvolta l'ombra che ci spaventa ha dei compiti per noi, viene per insegnare e spesso il compito ha a che fare con la capacità di stare, di coltivare una forma di pazienza amorevole che ci aiuti a dipanare il groviglio di contenuti che abita la nostra anima.
"Non seppe poi dire come fu, forse la luce del fuoco ne ammorbidiva i lineamenti, o forse perché era un uomo solo. Fatto sta che sentì nascere come un sentimento di tenerezza, e lentamente allungò le mani e, con le parole dolci che una madre avrebbe rivolto al figlio, prese a liberarla dallalenza: - ecco, ecco...- e continuò nella notte, e la rivestì di pellicce per tenerla al caldo. Le ossa della Donna Scheletro erano esattamente nell'ordine che dovevano avere in un essere umano."
Soltanto dopo aver guardato attentamente e
solo dopo che i compiti che l'ombra ci
presenta sono stati pazientemente svolti, è
possibile immaginare altre azioni, per
esempio legate alle nostre capacità creative
o alle funzioni dell'intelligenza adattiva,
forse a quel punto sarà possibile combattere
o trovare aiuti straordinari e imprevisti.
Ma nulla di tutto questo sarà disponibile se
il protagonista non troverà il coraggio di
muovere un passo al di là dello steccato del
giardino di casa, è necessario. L'alternativa
è restare a sognare ad occhi aperti una
soluzione che arriva fuori da noi, ma la
piccola fiammiferaia ci insegna che questa
non è una buona soluzione.
Quando con le fantasticherie blocchiamo il
movimento vitale ed evolutivo non
arriviamo alla trasformazione ma
congeliamo le nostre risorse, rimandiamo i
compiti preziosi portati dall'ombra e
rinunciamo a crescere.
Al contrario, nelle fiabe, così tutto ha inizio,
non per una sorta di coraggio straordinario
dell'eroe, ma per la capacità di affrontare la
paura, e nel momento più cupo decidere un
movimento, passare all'azione, invece che
farsi paralizzare dalla disperazione.
E il Merlo sul davanzale della finestra mi
chiede ancora: "In che mondo vuoi vivere? Che forma ha la
chiave della realtà
che desideri ?".
Vado a prendere
una mela rossa da
dividere con Lui e
intanto rifletto
sulla risposta.
Cara Pina grazie del tuo post che ci offre una prospettiva originale e illuminante su argomenti di grande attualità in tutti i contesti come la crisi e il cambiamento.
RispondiEliminaGrazie Emilio anche per la profondità e l'attenzione con cui hai letto il post.
EliminaGrazie Pina per condividere con noi la bellezza e la saggezza dei tuoi pensieri
RispondiEliminaGianna
Ciao Gianna, direi che è meraviglioso e coinvolgente per me avere la possibilità di entrare in contatto con la bellezza e la saggezza che abita il cuore di tutti noi, ti mando un grande abbraccio, con infinita riconoscenza Pina
EliminaLeggendo le tue parole mi sembra di sentire la tua dolce voce e il mio cuore si anima di coraggio! Grazie Pina
RispondiEliminaFederica